Dalla vite al vino

 

 

La vite

 

La vite è una pianta appartenente alla famiglia delle vitacee, di cui si conoscono diverse specie, tra le quali quella europea (vitis vinifera, vitis Berladen vitis Ripana) e quella americana. Per produrre il vino si coltiva la specie europea, mentre la specie americana produce frutti più aspri, che secondo la normativa italiana, non possono essere utilizzati per la produzione del vino: la specie americana, tuttavia, essendo più resistente di quella europea ai parassiti, di solito viene usata come portinnesto.

 

La vite è composta da vari organi e questi sono: le radici con il compito di assimilare il nutrimento dal terreno. Le radici possono derivare sia da semi sia da tralci. Il sistema più usato nell’impianto di nuove viti è il secondo, dato che ormai la propagazione avviene quasi esclusivamente per talea che non sono altro che pezzi di tralci.

Dopo le radici troviamo il fusto suddiviso in:

§  Ceppo, la parte principale e più grossa che spunta dal terreno;

§  Branche, sono le diramazioni del ceppo;

§  Tralci, sono i rami più giovani;

§  Germogli, da cui nasceranno i frutti.

La parte commestibile della vite è il grappolo costituito dalla parte lignea che sorregge i fiori dai quali ha origine il frutto della vite, gli acini d’uva. L’acino esternamente è ricoperto da una buccia o fiocina, ricoperta a sua volta da una sostanza cerosa detta pruina. La buccia ha notevole importanza durante la vinificazione in quanto contiene le sostanze coloranti, i tannini e, in diversi casi, anche gli aromi.

All’interno dell’acino si trovano i semi vinaccioli protetti da un ulteriore strato cellulare chiamato endocarpo.

 

Sistemi di allevamento della vite

 

Propagazione

La propagazione della vite avviene per:

§  Seme: viti con caratteristiche diverse dalla pianta madre, impiegato solo per sperimentazioni;

§  Gemma (talee): tralcio di vite poi radicato, solitamente è la tecnica più utilizzata in viticoltura e in vivaistica.

 

Alla propagazione per talea sono state apportate modifiche riportate a causa della comparsa in Europa della filossera. Questo è un insetto che colpisce gravemente le radici della vite europea senza provocare danni all’apparato fogliare. La filossera colpisce diversamente le viti americane, infatti, ad essere più danneggiate con la formazione di protuberanze (galle) sono le foglie, mentre le radici non subiscono danni.

Per quando concerne la vite europea quindi, si è reso necessario provvedere all’innesto, cioè alla realizzazione di viti in cui la parte sottostante (soggetto) che emetterà radici sarà costituita da ibridi di vite americana è quella destinata a portare foglie e frutti  sarà di vite europea (marza). In questo modo si sfrutta l’immunità della specie americana per favorire lo sviluppo delle specie europea. Dall’innesto si ottiene una pianta resistente, ma che darà i frutti tipici della specie europea. In viticoltura si dice portinnesto una specie vegetale usata per ricevere un innesto.

Potatura

Dopo la propagazione, le prime pratiche dell’allevamento consistono nella potatura di allevamento (si realizza solo nei primi anni per dare una determinata forma al vitigno) e nel seguire, curando, il sistema stesso di coltivazione.

Oltre la potatura di allevamento, si pratica anche quella di produzione che può essere distinta in:

§  Invernale o secca

§  Verde

§  Lunga

§  Corta

 

Gli scopi della potatura sono:

1.    rendere più possibile costante la produzione nelle diverse annate;

2.    migliorare la produzione la quale può essere compromessa da un eccesso in quantità di uve;

3.    necessità di mantenere la vite entro una determinata forma di allevamento, dettata da condizioni di ordine tecno-economico. E’ evidente che, in merito ai vari sistemi di potatura sia lunga che corta, cioè in base al numero di gemme a frutto da lasciare per ogni ceppo (molte gemme nella potatura lunga e poi con quella corta) non si possono stabilire delle norme ben precise, perché queste pratiche sono condizionate;

a)    dalla forma di allevamento;

b)    dalla varietà del vitigno;

c)    dalla vigoria del vitigno;

d)    dal tipo di terreno;

e)    dalla concimazione praticata

f)     dalle particolari condizioni climatico-ambientali dell’annata

 

Diverso è il discorso per le operazioni di potatura verde, cioè la potatura effettuata negli organi erbacei fatta con competenza e razionalità con i seguenti scopi:

1.    migliorare il colore delle uve (maturazione)

2.    migliorare il tenore zuccherino (rapporto zucchero alcool)

3.    migliorare le uve (quindi il prodotto del vino)

 

Le varie forme di allevamento sono legate ad operazioni di potatura lunga e corta, ma sono strettamente sconnesse:

§  alla natura climatica delle zone

§  in relazione alla temperatura

§  alle precipitazioni piovose medie annue

§  all’inclinazione dei raggi solari e alla durata giornaliera della luce

§  alle tradizioni agricole delle varie zone

§  al tipo di portinnesto adottato

 

Sistemi a potatura corta

Volendo quindi fare una quanto mai rapida rassegna dei vari sistemi di allevamento a potatura corta, si possono indicare:

à        Alberello: è un sistema molto diffuso in Italia meridionale

à        Ventaglio: questo sistema è analogo al precedente e viene ancora usato in Moldavia

à        Cordoni speronati: trattasi di un cordone (tralcio) permanente orizzontale, verticale o obliquo, che normalmente porta vari speroni con due gemme. Una forma simile di allevamento è il cordone reale diffuso soprattutto nella regione della Champagne (nord est della Francia).

 

Sistemi a potatura lunga

I sistemi ad allevamento a potatura lunga invece, sono tipici di climi temperati, ad alta fertilità, ma soprattutto in ambienti dove c’è maggiore disponibilità idrica. Vediamo i più noti:

 

Guyot: e i suoi derivati sono diffusi in zone collinari dell’Italia settentrionale e centrale con terreni magri e siccitosi. E’ un metodo che ha subito notevoli variazioni e modificazioni in relazione all’ambiente in cui è stato introdotto.

 

Pergolato: anche questo tipo di allevamento ha subito varie modificazioni, tuttavia la sua diffusione si è avuta in Italia settentrionale in ambienti freschi e ventilati.

La pergola trentina può essere semplice o doppia, a seconda della pendenza e della fertilità del terreno. In ogni caso il tetto della pergola viene più o meno inclinato. Normalmente vengono lasciati due o quattro capi a frutto (cioè rami che avranno grappoli) per ogni vite con otto dodici gemme ognuno. E’ una forma di allevamento molto costosa per i sostegni (tutori) impiegati.

 

Alberate: trattasi di sistemi tipicamente italiani; famose sono quelle toscane in cui per sostegno vengono usate dei tutori vivi (aceri, frassini, e talvolta i gels